Le scuole per i contadini

Tipologia Fondo
Data cronica
1908 - 1995
logo dell'Ente Scuole per i contadini
logo dell'Ente Scuole per i contadini

Tipologia

Fondo

Contenuto

La documentazione consente di ricostruire la storia dell'Ente e delle sue attività dall'inizio fino alla sua cessazione, pur con alcune lacune, poiché mancano gli atti costitutivi (Statuto). Grande rilievo rivestono i verbali che, documentando minuziosamente la vita dell'ente suppliscono, in particolare per i primi anni, all'assenza di documenti nel carteggio. Anche i registri delle scuole costituiscono uno strumento per ricostruire la storia delle scuole gestite dall'Ente, almeno fino al 1935, per quelle funzionanti nel territorio dei Provveditorati agli studi di Roma, Ancona, L'Aquila, Perugia, nonché nel territorio del Governatorato di Roma, quando furono cedute all'Opera nazionale balilla; e al 1943 quando, quelle istituite nell'Agro romano e rimaste alla gestione del Comitato delle scuole per i contadini, passarono al Provveditorato agli studi di Roma. Si conservano inoltre la corrispondenza, gli atti amministrativi e contabili e talvolta gli elaborati tecnici di progetto per la costruzione degli edifici scolastici.

Consistenza rilevata

Consistenza (testo libero)
registri 112, fascicoli 169

Storia istituzionale/Biografia

L'ente Le scuole per i contadini ha le sue radici nell'attività di un gruppo di signore della Sezione romana dell'Unione femminile nazionale, presieduta da Anna Fraentzel Celli, moglie del professore d'igiene e malariologo Angelo Celli. Il primo esperimento di lotta all'analfabetismo fu istituito nel 1904, con la scuola festiva di Lunghezza, che aveva luogo la domenica, poiché i contadini impegnati nel lavoro non avrebbero potuto frequentare la scuola diurna. La signora Celli, impegnata con il marito nella distribuzione del chinino per porre rimedio al morbo malarico che infestava quelle zone, individuò nell'alfabetizzazione il mezzo efficace per coadiuvare il marito nella sua azione e vincere la naturale diffidenza delle popolazioni contadine e dei guitti.
Ai coniugi Celli si unì in breve Giovanni Cena insieme alla sua compagna, Sibilla Aleramo, e il numero di scuole aperte aumentò progressivamente, rendendo necessaria una organizzazione più strutturata. Si costituì quindi, in seno all'Unione, un Comitato preposto unicamente alla gestione delle scuole (Comitato per le scuole dell'Agro romano). L'anno scolastico 1907/08 rappresenta l'inizio di un'attività che, assumendo un carattere proprio, si sciolse progressivamente dall'Unione femminile: per questo anno Alessandro Marcucci, attivissimo membro del Comitato direttivo in qualità di direttore delle scuole, stilò infatti una relazione sull'attività svolta.
Tra il 1911 e il 1917 l'organizzazione del Comitato divenne più articolata; l'istituzione assunse un carattere proprio e fu denominata Le scuole per i contadini dell'Agro romano.
Una mostra, allestita nell'ambito dell'esposizione organizzata a Roma nel 1911 per il cinquantenario dell'unità di'Italia, rivestì notevole importanza poiché fu considerata un valido mezzo per illustrare l'attività dell'istituzione. Fu infatti costituito un apposito Comitato per l'esposizione, che allestì la mostra ponendo in evidenza i diversi aspetti dell'azione delle scuole: quelli didattici, a cura di Marcucci; quelli etnografici, a cura di Cena; infine quelli artistici, curati da Duilio Cambellotti. Il corpo centrale della mostra era la grande capanna artistica a pianta rettangolare absidata, progettata da Cambellotti. Particolare rilievo venne dato alle diverse tipologie di edifici scolastici: la capanna scuola e i padiglioni di legno, che era possibile smontare e trasportare.
Quando, a partire dal 1912, la sua azione cominciò ad estendersi alla zona pontina, l'associazione si chiamò Le scuole per i contadini dell'Agro romano e delle paludi pontine; nello stesso periodo si aprì fra i membri del Comitato la discussione in merito alla costituzione dell'associazione in ente giuridico e alla necessità di dotarsi di uno Statuto. Inoltre si cominciò a sperimentare il servizio di refezione scolastica, poi progressivamente esteso alle altre scuole (il primo esperimento avvenne a Gregna), inizialmente prendendo accordi con fornitori sul posto, poi costruendo cucinotti o padiglioni destinati alla cucina per preparare i pasti nelle scuole stesse. Nell'anno scolastico 1912-13, le scuole erano diventate 43 (erano 8 nel 1907-08) e gli alunni passarono, dai 340 del primo anno, a 1546.
L'agraria, nelle scuole che accoglievano i bambini dei contadini, era considerata una materia fondamentale: per questo fin dal 1914, su iniziativa del prof. Vita, che teneva la cattedra ambulante di agraria, furono impiantati dei piccoli orti presso le scuole, i cosiddetti "campicelli sperimentali". Nelle scuole definite più dotate furono successivamente anche creati dei "giardini scolastici modello".
Il 26 maggio 1913 il Comitato deliberò di fondare asili per i bambini che, non essendo nell'età per frequentare la scuola, rimanevano abbandonati; il primo, a titolo di prova, fu quello istituito a Pantano Borghese.
L'assistenza sanitaria veniva costantemente incrementata, proprio per le motivazioni fondanti dell'Ente: nel 1912 essa era organizzata dal prof. Pietro Gallenga, che creò un gruppo di 12 medici che si alternavano visitando settimanalmente le scuole anche al di fuori del territorio del Comune di Roma; a partire dal 1913 il servizio fu esteso infatti ai villaggi di Colle di Fuori, Marcelli e Carchitti. Gli edifici scolastici, ove possibile, erano dotati di ambulatorio. Negli anni successivi, grazie anche all'interessamento del comm. Tommaso Triossi, si attuò una cooperazione con la Croce rossa italiana. L'azione congiunta delle due istituzioni caratterizzò gran parte della vita dell'ente: la Croce rossa installò presso diverse scuole tende-ambulatorio, delle vere e proprie stazioni sanitarie; partecipò anche finanziariamente all'esercizio di alcuni servizi presso le scuole, come la refezione e l'istituzione di colonie estive (in particolare la colonia elioterapica di Terracina). Nel 1927 erano 395 le scuole dove era istituito il servizio medico scolastico della Croce rossa. Negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale la Croce rossa promosse i primi corsi agli insegnanti per l'apprendimento del metodo Montessori.
Per la stesura dello Statuto il 20 giugno del 1917 il presidente del Comitato esecutivo, Giovanni Antonio Vanni, formò due commissioni: una addetta alla compilazione di un regolamento amministrativo (composta da Giulio Balduccini, Adolfo Sassi e Luigi Venosta) per la gestione dell'istituzione; l'altra alla redazione di uno schema di Statuto (composta da Marcucci, Cena e Duilio Cambellotti). Lo Statuto fu approvato nel gennaio del 1918. L'anno successivo furono approvate una serie di revisioni, delle quali resta traccia nei verbali delle sedute del Comitato direttivo: non sono rimasti invece i testi originali degli Statuti.
Con l'intento di tenere vive le motivazioni di maestri ed allievi, l'associazione avviò, fin dall'inizio della sua attività, la consuetudine di festeggiare la fine dell'anno scolastico: oltre a banchetti per i maestri, venivano organizzate feste di premiazione per gli allievi, in occasione delle quali erano raccolte nello stesso luogo bambini e maestri di più scuole e, a volte, i nobili oblatori donavano orologi e altri premi agli allievi più meritevoli. Spesso erano presenti autorità del luogo e rappresentanti delle istituzioni. Nel periodo fascista gli alunni venivano radunati a scopo di propaganda: le feste erano ordinate per la consegna delle tessere ai balilla, per la distribuzione di doni natalizi ai bambini degli asili (la cosiddetta Befana fascista).
Tra il 1919 e il 1920 si discusse ampiamente, anche attraverso l'indizione di un referendum tra i membri del Comitato, della costituzione in ente morale del medesimo. Nonostante i numerosi pareri contrari dei membri la proposta trovò seguito nel RD. 23 gennaio 1921, n. 575 con cui l'istituzione scolastica Le scuole per i contadini dell'Agro romano e delle paludi pontine, fu eretta in Ente morale e ne fu approvato il relativo statuto.
Nell'agosto dello stesso anno, un decreto legislativo (R.D.L. 28 agosto 1921, n. 1371) costituì l'Opera contro l'analfabetismo, il cui scopo era attuare un'azione capillare e costante di lotta all'analfabetismo. Lo Stato delegò quindi a questo fine le associazioni già impegnate in tal senso sul territorio, stabilendo zone geografiche d'intervento: tra queste, oltre all'Ente, l'Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d'Italia, la Società Umanitaria, il Consorzio emigrazione e lavoro.
All'Ente fu assegnata la zona che comprende Lazio, Marche, Abruzzo e Toscana meridionale; si rese necessaria quindi l'apertura di specifici uffici regionali e la nomina dei rispettivi direttori di zona. La struttura dell'Ente assunse, pertanto, una struttura amministrativa più complessa.
Furono introdotte delle novità didattiche: da citare ad esempio l'acquisto di un armonium per ciascun asilo ove vi fosse un insegnante in grado di suonarlo.
Con il citato provvedimento e con una legge successiva del 4 settembre 1925 l'Ente ricevette dall'Opera un finanziamento per ciascuna scuola gestita.
Nel 1925 funzionavano 800 scuole diurne, 500 serali, 100 festive, 100 corsi integrativi.
Nel corso di questi anni, anche con l'intento di differenziare l'azione delle scuole dell'Ente da quella delle scuole dell'Opera, si intensificarono i corsi di formazione per gli insegnanti: ai corsi di igiene e assistenza sanitaria si affiancarono specifici corsi di profilassi antimalarica, con il sostegno della Croce rossa italiana; i corsi di agraria si moltiplicarono anno dopo anno e si ottennero finanziamenti dal Ministero dell'agricoltura e foreste per borse di studio annuali di agraria nella scuola di Niguarda; inoltre si organizzarono le prime gite di istruzione.
Con il R.D. 20 agosto 1926, n. 1776 passarono alla gestione dell'Ente, per delega del Ministero della pubblica istruzione, tutte le scuole rurali uniche, le cosiddette "non classificate" del Lazio, delle Marche e dell'Abruzzo e dell'Umbria. Lo stesso decreto sancì il nuovo ordinamento amministrativo statale con il quale furono aggregati al Lazio diversi comuni della Campania e dell'Abruzzo. Il provvedimento legislativo conteneva inoltre specifici riferimenti ai contributi erogati dallo Stato per la piccola edilizia scolastica rurale, in virtù dei quali l'Ente, senza rallentamenti burocratici, fu posto nella condizione di realizzare una rete di scuole rurali. Gli edifici scolastici di questi anni possono essere infatti ricondotti ad una stessa tipologia costruttiva.
Un altro decisivo passaggio normativo, che modificò in modo sostanziale il ruolo dell'Ente nella gestione delle scuole, è il T.U. 5 febbraio 1928, n. 577 che, all'art. 75 impose la consegna all'Opera nazionale balilla delle scuole rurali "non classificate". Sebbene molti degli altri enti delegati persero la gestione di tali scuole, che fu affidata all'0NB, Le scuole per i contadini, come l'Ente pugliese di cultura popolare, mantenne invece il possesso delle scuole. Il partito nazionale fascista chiese all'Ente di studiare l'ordinamento e l'impianto di una scuola di preparazione magistrale, mentre il Ministero della pubblica istruzione continuava a finanziare annualmente corsi magistrali di perfezionamento. Nell'anno scolastico 1930-31 funzionarono 484 scuole nel Lazio, 322 nell'Abruzzo, 290 in Umbria e 250 nelle Marche. Nello stesso anno, gli asili funzionanti erano 18; arrivarono a 27 nel 1934/35.
Nel 1932 l'Ente assunse in via provvisoria la gestione di alcuni asili abruzzesi che, in seguito alla revoca della personalità giuridica del Patronato per gli asili infantili nei comuni danneggiati dal terremoto del 13 gennaio 1915 (istituito in ente morale con R.D. 20 maggio 1915, n. 894), sarebbero stati altrimenti costretti a chiudere. Il trasferimento delle attività e passività all'Ente fu accettato con specifiche limitazioni, relative sia alle possibilità di cessione degli asili ai rispettivi comuni di appartenenza, sia alla possibilità di considerare gli asili istituzioni autonome, se in grado di funzionare come tali; infine la gestione da parte dell'Ente fu subordinata alla effettiva capacità economica del medesimo.
Nella seduta del 18 ottobre 1933 fu deliberata la sostituzione della denominazione Le scuole per i contadini dell'Agro romano e delle paludi pontine con quella di Le scuole per i contadini, nella considerazione che dopo i grandiosi lavori di bonifica compiuti dal regime la denominazione di paludi pontine non aveva più ragione d'essere e che, inoltre, da tempo si era estesa la propria azione fuori dall'Agro romano. La decisione trovò attuazione nel R.D. 3 agosto 1934, n. 1447 che sancì il cambio di denominazione dell'Ente.
Nel 1935 anche l'Ente dovette cedere all'Opera nazionale balilla le sue scuole uniche rurali, funzionanti nel territorio dei RR. Provveditorati agli studi di Roma, Ancona, L'Aquila, Perugia, nonché nel territorio del Governatorato di Roma. Le consegne avvennero secondo il disposto dell'art. 75 del citato T.U. 577/1928. Grazie all'on. Pietro Fedele, allora presidente, l'Ente non fu tuttavia soppresso e potè continuare a svolgere la propria attività, limitatamente alle scuole della campagna romana e per gli asili del Lazio e dell'Abruzzo.
Nel 1938 diventò ministro della pubblica istruzione Giuseppe Bottai e ad ottobre dello stesso anno fu emanata una legge (RDL 14 ottobre, n. 1771), che stabiliva che tutte le scuole rurali passassero alla diretta dipendenza dello Stato, ad eccezione di quelle gestite da alcuni enti, le cui scuole venivano parificate a quelle di Stato: tra questi, il Comitato delle scuole per i contadini. Questa legge fu vista positivamente dai membri dell'Ente in quanto costituiva un riconoscimento della scuola rurale e dell'azione svolta dall'Ente e, soprattutto, sanava la grave situazione giuridica ed economica degli insegnanti.
Dal 1 ottobre 1943 l'Ente, per decisione del Ministero dell'educazione nazionale, sulla base della legge 31 maggio 1943, n. 570, passò la gestione delle scuole rurali uniche per i contadini istituite nell'Agro romano al Regio provveditorato agli studi di Roma.
Pertanto l'Ente non gestì più scuole elementari, ma soltanto asili d'infanzia.
Da settembre 1944 l'Ente ebbe una gestione commissariale, in seguito al provvedimento del Ministero dell'Educazione nazionale che sciolse l'amministrazione dell'Ente affidandola ad un commissario straordinario governativo. Tra il 1944 e il 1946 si succedettero diversi commissari straordinari e, per un breve periodo nel 1945, fu nominato un Comitato straordinario governativo formato da Alessandro Marcucci, Gerardo Di Salvia e Tommaso Triossi. Nel corso della gestione commissariale (30 giugno 1945) venne disposta la cessazione dell'Ente, il licenziamento di tutto il personale e la corresponsione a detto personale insegnante ed inserviente di tutti gli assegni dovuti al 30 settembre 1945, compresa la relativa indennità di liquidazione. Nonostante la cessazione, vennero comunque mantenuti in funzione, con esercizio provvisorio e dietro autorizzazione ministeriale, gli asili dell'Ente che beneficiavano delle forniture alimentari dell'Amministrazione delle Nazioni Unite per l'assistenza e la riabilitazione (UNRRA).
Nel 1946, fu approvato, con il DPCS del 23 agosto, n. 400, il nuovo Statuto dell'Ente. Lo statuto specificava che l'ente, dichiarato di diritto pubblico, era retto da un comitato direttivo approvato dal Ministero della pubblica istruzione nel cui Bilancio era stabilito in apposito capitolo un contributo annuo per l'Ente. La Commissione esecutiva, invece, dava corso alle deliberazioni del Comitato.
L'8 marzo 1950 il Ministero decretò la cessazione della gestione commissariale e la convocazione del Comitato direttivo per l'elezione delle cariche sociali. La gestione dell'Ente tornò quindi al Comitato direttivo.
Negli anni successivi, l'Ente si trovò ad incontrare sempre maggiori difficoltà economiche e gestionali, legate soprattutto alla mancata o ritardata erogazione di contributi adeguati da parte del Ministero della pubblica istruzione e degli enti locali, al punto che il personale insegnante inviò, per mezzo del proprio rappresentante nel Comitato direttivo, continue lamentele per l'inadeguatezza degli stipendi. L'Ente riuscì tuttavia a proseguire nella sua attività, grazie anche all'ottenimento di alcuni benefici, come ad esempio l'erogazione di una parte degli introiti della Lotteria Italia, ed anche tramite accordi e convenzioni con associazioni religiose ed enti locali che istituirono scuole negli edifici di proprietà dell'Ente.
Al 1970 l'Ente gestisce 17 scuole, con 22 sezioni, 22 insegnanti e 23 inservienti e circa 700 alunni. Delle 17 scuole, 8 sono di sua proprietà: Massa d'Albe, Tagliacozzo, Colle di Fuori, Finocchio, Avezzano, Isola del Liri, Balsorano e Luco ne' Marsi; 4 non sono di sua proprietà: Olgiata, Fossanova, Ponte Galeria, Raiano; 5 sono sistemate in appartamenti presi in affitto. Inoltre l'Ente è proprietario di altri edifici: Capistrello, Trasacco, Celano, Santa Maria Infante, Casal delle Palme, Scauri.
Dal 1° ottobre 1970 furono assorbite dall'amministrazione comunale di Roma 8 scuole materne ed il relativo personale insegnante ed inserviente: Acilia; Borgata Finocchio; Via delle Capannelle 112 [Roma]; Via Cassia 1795 [Roma]; Via M. Migliorini 12 [Roma]; Tenuta Olgiata; Ponte Galeria; Torre Maura. Nella stessa data l'Ente cessò la gestione delle scuole materne di Fossanova (comune di Priverno, provincia di Latina), e di Raiano (L'Aquila), per diminuire le spese generali di gestione tenendo presente che i locali scolastici erano di proprietà delle Congregazioni religiose.
Tra il 1° gennaio 1971 e il 1 gennaio 1977 l'Ente, in qualità proprietario o di gestore, amministra le scuole di: Massa d'Albe, Tagliacozzo, Colle di Fuori, Avezzano, Luco dei Marsi, Isola del Liri, Balsorano, Capistrello, Trasacco, Celano, Santa Maria Infante, Casal delle Palme, Scauri, Borgata Finocchio, per un numero medio di circa 300 alunni.
Dal 1° aprile 1972 l'Ente, per effetto del DPR 14 gennaio 1972, n. 3 concernente il trasferimento alle regioni a statuto ordinario delle funzioni amministrative statali in materia di assistenza scolastica e di musei e biblioteche di enti locali e dei relativi personali ed uffici, passò sotto la tutela delle Regioni Abruzzo e Lazio. Di conseguenza, dal 21 aprile 1972 esso non fu più iscritto nel bilancio dello Stato, ma venne finanziato con i bilanci regionali.
Nel giugno del 1976 il Comitati direttivo prese in seria considerazione la cessione delle scuole materne che gestiva alle amministrazioni comunali cui facevano riferimento e la cessazione della propria attività. Le motivazioni erano varie e da tempo emerse: l'impossibilità di sostenere le spese per il funzionamento delle scuole materne per insufficienza di mezzi finanziari; lo stato precario ed insufficiente di alcuni edifici scolastici e l'impossibilità di provvedere ai lavori di sistemazione più urgenti; la valutazione di poter trasferire, nel passaggio agli enti locali, anche il personale dipendente, ponendo fine così al prolungato disagio morale e materiale causato dagli inadeguati stipendi che l'Ente poteva permettersi di erogare.
Con DPR 24 luglio 1977, n. 616 le funzioni amministrative in materia di assistenza scolastica vengono attribuite ai comuni con decorrenza dal 1 gennaio 1978.
Il 13 giugno 1978 venne comunicata al Ministero della pubblica istruzione la cessazione dell'attività dell'Ente al 31 agosto 1978, che, per dare seguito alle pratiche necessarie alla dichiarazione di cessazione, richiese la compilazione di una perizia stragiudiziale in triplice copia per ciascuno degli asili. Tuttavia, l'ente per impossibilità economica inoltrò tale richiesta alle amministrazioni comunali affinché fossero loro a provvedervi.
Dal 1 settembre 1978 l'Ente che, dall'anno scolastico 1946/47 al quello 1977/78 gestì esclusivamente scuole materne, non svolse attività e non gestì scuole materne.
Con decreto del Ministero della pubblica istruzione del 13 ottobre 1986 fu nominato il commissario straordinario Sebastiano Piana, per la liquidazione delle attività e la cessione del patrimonio dell'Ente.

Storia archivistica

Non si hanno notizie sulla modalità di tenuta dell'archivio nè elenchi inventariali prima dell'elenco di consistenza del verbale di consegna dell'archivio dell'Ente al commissario straordinario, Sebastiano Piana, da parte di Domenico Rossini (si veda la serie 8: "Liquidazione dell'Ente"). In particolare, la serie 4: "Atti e carteggio" si presenta riordinata dall'ultimo direttore dell'Ente, Domenico Rossini (per la storia archivistica, si veda la serie relativa).

Modalità di acquisizione

Donazione al Museo della scuola e dell'educazione già Museo storico della didattica "Mauro Laeng" da parte di Sebastiano Piana, commissario straordinario dell'Ente, incaricato della sua liquidazione.

Criteri di ordinamento

Il Fondo si articola in: 1. Registri dei verbali 2. Registri delle scuole 3. Partitario asili 4. Atti e carteggio 5. Registri di protocollo 6. Libri cassa 7. Prime note - cassa 8. Liquidazione dell'Ente Subfondo: Raccolta fotografica

Riproduzioni e copyright

E' d'obbligo richiedere l'autorizzazione al direttore del Museo per le pubblicazioni di documenti e fotografie.

Consultabilità

Libera ai sensi della normativa archivistica nazionale e della legislazione in materia di tutela dei dati personali.

Strumenti di ricerca

Elenco di consistenza del verbale di consegna dell'archivio dell'Ente al commissario straordinario, Sebastiano Piana, da parte di Domenico Rossini, in data 18 marzo 1987.
Schedario alfabetico del personale dipendente da Abenda Giuseppe a Carancini Gina, anni 1935-1943.
Inventario cartaceo e informatizzato (Gea, 2005; Archiui, 2017) a cura di Lucilla Less e Michela Chiapponi con il coordinamento di Leonardo Musci per Memoria srl.

Note

Alla prof.ssa Carmela Covato si deve il progetto realizzato in collaborazione con la società Memoria srl, di effettuare una catalogazione informatizzata, capace di collegare le tre dimensioni della realtà museale: oggettistica, archivistica e libraria. Il lavoro è stato svolto nel 2005.

Ente

Persona

altro

città

Inventario